Le aziende con più di 15 dipendenti e i lavoratori
che vogliono chiudere il rapporto di lavoro
possono farlo utilizzando l'assegno Isopensione.
Con questo meccanismo si può anticipare
l'età pensionabile fino ad un massimo di sette
anni per il triennio 2018-2020, prima erano solo
quattro. L'azienda di fatto deve corrispondere un
assegno ai propri lavoratori di importo
equivalente alla pensione, questo per l'intero
periodo di esodo, sino al perfezionamento dei
requisiti per la pensione (anticipata o di vecchiaia).
L'azienda oltre all'assegno deve versare anche la
relativa quota di contributi, utili a garantire ai
lavoratori la copertura fino al raggiungimento
della quiescenza. E' previsto che ci sia un accordo
tra azienda e organizzazione sindacale. Una volta
sottoscritto l'accordo i lavoratori sono liberi di
aderire o meno allo scivolo pensionistico.
Questo tipo di accordo può essere raggiunto
anche a composizione di una procedura di
licenziamento collettivo di cui alla legge 223/1991.
L'accordo sindacale dovrà poi essere presentato
dal datore di lavoro all'Inps, il quale verificherà i
requisiti pensionistici dei lavoratori che hanno
aderito. L'Inps al termine rilascerà un prospetto
contenente l'onere complessivamente stimato
ai fini della fideiussione bancaria chel’azienda
dovrà presentare. Il valore dell’assegno per il
lavoratore corrisponde all'importo di pensione
maturato fino al momento dell’accordo, rimarrà
fuori dal calcolo la contribuzione che il datore
verserà successivamente. Quest' ultima produrrà
una quota di pensione al termine dell’assegno
Isopensione e con l’inizio della pensione effettiva.
Le aziende che si avvalgono di questa procedura,
anche se sono sempre di meno, dimostrano con i
fatti che tengono ai propri dipendenti, fino alla
fine.