Stiamo parlando di lavoratrici dipendenti in
possesso di 58 anni di età (59 anni se autonome)
nonché 35 anni di contributi, entro il 31/12/2019.
Opzione Donna ha conservato la finestra mobile
per cui l'assegno verrà pagato dopo 12 mesi dalla
maturazione dei requisiti (18 mesi per le autonome).
In sostanza le lavoratrici in questione fanno un
accordo (baratto) con lo Stato, rinunciando al calcolo
più favorevole della pensione per il periodo
contributivo che hanno prima del 1996,
ottenengono in cambio la possibilità di andare in
pensione prima. Per comprendere la decurtazione
che questo baratto produrrà, basta considerare
quanti dei 35 anni totali si collocano prima del
1996 e quanti dopo. Più sono gli anni che si
trovano prima del 1996 e più si ridurrà l’assegno
finale.
Esempio, lavoratrice regolare che ha iniziato nel
1985 e nel 2019 ha raggiunto i 35 anni di anzianità,
la pensione barattata (e decurtata) sarà quella dei
primi 11 anni (1985 – 1995) mentre quella dei 24
anni finali non cambierà.
La perdita di pensione in questo caso riguarderà
un terzo della propria carriera lavorativa.
Altro elemento che influenzerà il risultato finale
sarà l’andamento dei redditi nel tempo.
Capire se la decurtazione sarà consistente o
meno dipenderà dal mix di questi due fattori,
periodo ante 1996 e redditi durante il percorso
lavorativo.Il mio consiglio prima di prendere una
decisione è, oltre a procurarsi i conteggi degli
importi di pensione, considerate anche la qualità
di vita che si prospetta negli anni futuri, se sarà
sostenibile, avanti con il lavoro, se la giudicate
gravosa o stressante, valutate concretamente
l’uscita con Opzione Donna.
La simulazione pensione opzione donna 2019, per
il confronto, andrà fatta prendendo in
considerazione l’intero periodo che sta davanti
(59/64 anni – 90 anni), non i soli assegni mensili
di partenza. In questo modo si capirà meglio che,
chi inizia a prendere una pensione con Opzione
Donna, prenderà “una fregatura economica” se
vivrà molto a lungo ma avrà incassato prima e
vissuto meglio.