Questi ultimi, una volta, davano una mano sia
alla crescita degli assegni previdenziali, sia ai
gestori nell’ammortizzare gli oneri per le pensioni,
ora non è più così.
Nei portafogli le obbligazioni, titoli che
possedevano un’alta liquidità ed un basso grado
di rischio, sono diventate minoritarie. I titoli
azionari, gli immobili, le quote di fondi di private
equities sono gli strumenti di maggior peso..
Questo fatto da un lato ha aiutato il rendimento
del portafoglio ma, dall’altro ha aumentato il
rischio e ridotto la liquidabilità del patrimonio.
I gestori, d’altronde, si sono trovati difronte un
bivio, o aumentare il rischio di portafoglio
rendendolo anche meno liquido oppure accettare
il tasso negativo. Quest’ultima scelta portava
inevitabilmente con sé la liquidazione di
pensioni per il futuro sempre più magre.
Le gestioni delle Casse Professionali e dei Fondi
Pensione in poche parole si sono fatte sempre
più complicate.
La riflessione allora che dovrebbe essere
proposta all’attenzione dei futuri pensionati è:
preferite accantonare dei soldi per la pensione
sapendo che una parte andrà persa, oppure
vi va bene anche un aumento del rischio senza
sapere la perdita possibile la cui potete andare
incontro?
Al momento sembra che questo ragionamento
non sia necessario farlo.
La coppia però, pensioni e tassi negativi,
va tenuta d'occhio con molta attenzione,
le conseguenze per le tasche dei lavoratori
potrebbero essere importanti.
I nostri nonni, un esempio da seguire ce l’hanno
dato, lavorare, risparmiare, niente rischi, niente
strade comode, dare al denaro il giusto peso.
Ora sembra che la strada da preferire sia
quella di affiancarsi ad un consulente (finanziario,
assicurativo, pianificatore, ecc.), bene, avanti con
l’esperto, l’importante è non interpellarlo quando
è troppo tardi (tipo dopo che c'è stato un
salvataggio pubblico di una Cassa Pensione o di
un Fondo pensione).